I laser bergamaschi curano i campioni dello sport.

L’azienda di Grassobbio è leader mondiale nella fisioterapia elettronica: gli apparecchi usati pure da Real Madrid e Milan.

 

"Da oltre 35 anni mette il proprio genio e capacità di innovazione al servizio del settore dei dispositivi medicali avanzati.

Prima al mondo a inventare una macchina per la laserterapia ad alta potenza, oggi il leader internazionale nello sviluppo e nella produzione di laser medicali e sistemi di fisioterapia. Eppure, anche oggi che tra i suoi clienti ci sono società di calcio come Real Madrid, Manchester City e Milan, la Federazione Russa di pallavolo, migliaia di ospedali e centri riabilitativi in tutto il mondo, Mectronic – piccola realtà orobica che nella sede di Grassobbio (Bergamo) conta una ventina di dipendenti – ha mantenuto intatte le caratteristiche e lo spirito con cui era stata fondata nel 1982 dall’ingegner Gian Carlo Aloisini e da alcuni soci. “Mio padre faceva l’insegnante, ma aveva anche un’attività in cui intendeva e progettava sistemi elettronici di potenza”, racconta l’ingegner Ennio Aloisini, trentaseienne figlio del fondatore e attuale ad dell’azienda. “Con alcuni colleghi colse l’occasione di sviluppare dispositivi elettromedicali, in un’epoca nella quale parlare di queste tecnologie, in particolare dei laser, sembrava fantascienza”.

 
 

Invece, nel giro di pochi anni l’azienda iniziò a produrre, prima al mondo, laser per la terapia fisica. “All’inizio ci rivolgevamo a un mercato di élite”, spiega Aloisini.

“Si lavorava con atleti olimpici, squadre di calcio della serie A e cliniche e centri medici all’avanguardia”.

Anche se i benefici in termini di riduzione del dolore muscolare e articolare, miglioramento delle condizioni e accorciamento dei tempi di recupero furono fin dall’inizio evidenti, all’epoca non esisteva tutta quella letteratura scientifica che sarebbe stata prodotta nei decenni successivi per quel che riguarda l’unità dell’impiego dei laser per la terapia fisica.

Questo non impedì comunque all’azienda di avere un forte sviluppo tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta.

Nel 1988, giusto per fare un esempio, Mectronic fornì i suoi dispositivi elettromedicali in esclusiva all’équipe sanitaria della gara Parigi – Dakar.

Nello stesso anno, il fatturato dell’azienda raggiunse i due miliardi e mezzo di lire.

Poi, negli ultimi anni Novanta, oltre a un’ulteriore crescita sul mercato interno, arrivò l’interesse dei grandi gruppi internazionali. “In quel periodo noi vendevamo in Italia con il nostro brand e all’estero progettavamo per altri marchi, producendo decine di migliaia di apparecchiature nel corso degli anni”, racconta l’amministratore delegato. “Con il mio ingresso in azienda nel 2006, poi le cose cominciarono a cambiare”.

Oltre a dare ulteriore impulso a una spinta innovatrice già molto forte, in virtù della quale un terzo dei dipendenti dell’azienda è impegnato a tempo pieno nella ricerca e nello sviluppo, anche in collaborazione con poli universitari e centri di ricerca italiani ed esteri, l’ingresso dell’attuale ad ha infatti segnato una svolta per quanto riguarda l’export dei dispositivi. “Ci siamo lanciati sui mercati internazionali, dove il processo è piuttosto lento perché per ogni mercato extraeuropeo c’è un percorso di validazione clinica e registrazione parecchio complesso, ma dove comunque i risultati stanno arrivando”.

Grazie a strumenti all’avanguardia nella tecnologia mondiale, che hanno aperto nuove frontiere nella terapia a onde d’urto, nella tecarterapia e nella laserterapia e nella attività veterinarie, con una linea ad hoc destinata al trattamento degli animali, la presenza di Mectronic all’estero è infatti rapidamente cresciuta.

“A partire dal 2012 abbiamo gradualmente conquistato il mercato mondiale puntando principalmente all’Europa, Francia e Germania su tutti, agli Stati Uniti, al Giappone, al Sud-est Asiatico e al Medio Oriente, con un livello delle esportazioni che sta crescendo di anno in anno e che per il 2018 si avvicinerà al 65%, su una produzione complessiva di circa 1.500 pezzi all’anno”.

Questa crescita ha consentito all’azienda bergamasca di raddoppiare il proprio fatturato negli ultimi cinque anni, arrivando a quota sei milioni di euro nel 2017. Ma non basta. “Abbiamo nel cassetto nuovi progetti e lavoriamo per ampliare il campo di applicazione di quelli esistenti”, conferma Aloisini, “a partire dalla nuova macchina per la Theal Therapy, che abbiamo lanciato nel 2017 e che consente di personalizzare la terapia per ogni singolo paziente”.

Dino Bondavalli

 
 
 
 
Esito di vent’anni di ricerca
L’ultimo dispositivo evita la chirurgia

È un prodotto destinato a rivoluzionare il campo della medicina e della fisioterapia, grazie alla possibilità di personalizzare il trattamento per ogni singolo paziente e per ogni singola condizione, l’ultimo nato a casa Mectronic.

L’azienda bergamasca ha infatti lanciato lo scorso anno una nuova apparecchiatura per la Theal Therapy, acronimo dell’inglese “Temperature controlled High Energy Adjustable multi-mode emission Laser”.

“Quella con Theal è una terapia innovativa e brevettata, basata su un’avanzata tecnologia laser fino a 8 lunghezze d’onda ad emissione ed energia modulata e termo-controllata, che consente di massimizzare gli effetti terapeutici in totale sicurezza introducendo un’intensa riduzione del dolore e la ripresa della mobilità”, spiega l’ad Ennio Aloisini.

L’unicità sta nel fatto che sfruttando diverse lunghezze d’onda è possibile ottenere il mix perfetto per una determinata patologia e per un determinato paziente. “Siamo in grado di adattare il trattamento in base a età, dolore, fototipo e tipologia di tessuto, riducendo i tempi di recupero”, prosegue Aloisini, “perché è evidente che il fisico di un rugbista di Samoa non può essere uguale a quello di un’anziana signora svedese”.

Punto d’arrivo di decenni di ricerca, la Theal Therapy può essere utilizzata in ambiati completamente diversi. “Dal trattamento di tendiniti al trattamento del dolore di un paziente amputato di arto inferiore” spiega Aloisini. “Dalla cura delle ulcere cutanee e diabetiche, al trattamento conservativo delle ernie del disco per cui in genere si ricorre alla chirurgia”."

Dino Bondavalli

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